08/02/15
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Le piante hanno emozioni? 2
Le piante e la musica
Tratto da Vivaioclorofilla

MA LE PIANTE ASCOLTANO LA MUSICA?

E’ un fatto intuitivamente noto a tutte le persone sensibili: ogni forma di vita, animale o vegetale, vive meglio quando è circondata da amore, affetto, cura. Da qualche decennio alcuni studi innovativi hanno evidenziato nelle piante reazioni misurabili elettronicamente con oscillografi, a seguito di stimolazioni particolari (taglio di rami e foglie, ustioni ecc.). In particolare gli studi di Clive Backster negli anni ‘60 negli Stati Uniti, e quelli di poco successivi di Hashimoto in Giappone, seguiti in Italia da Valerio Sanfo, hanno evidenziato una sensibilità enorme in quasi tutte le piante testate. Sono state notate capacità di memorizzazione di fatti e persone (le piante mostravano paura al rivedere una persona che in loro presenza aveva distrutto un’altra pianta), una capacità di movimento (collegate a un dispositivo su ruote), quando non addirittura di scelta (collegate a dispositivi per l’innaffiamento o per l’illuminazione). Perchè allora non pensare che possano anche godere di una buona musica?

Certo le piante non hanno orecchie, ma siamo così sicuri, noi, di sentire la musica solo con le orecchie?

 

CHE COS’E’ LA MUSICA

Si definisce musica un insieme di suoni articolato e armonioso (e quanta "musica" di oggi non rientrerebbe in questa definizione!). E i suoni altro non sono che onde vibrazionali. Ma di vibrazioni elettromagnetiche noi siamo fatti. La regolazione di molte funzioni del corpo umano, animale o vegetale è dovuta a onde vibrazionali coerenti (studi di Froelich, Popp, Del Giudice, Kervran, Vithoulkas e altri recentissimi sugli effetti dell’omeopatia, della cromoterapia, del soft-laser, della musicoterapia), e studiosi del calibro di Bienveniste affermano che qualsiasi sostanza agisce attraverso la sua specifica vibrazione, piuttosto che grazie alla sua composizione molecolare. La vita stessa, in una bellissima definizione, non è altro che "luce compressa", grazie alla fotosintesi che trasforma sostanze inerti in composti biochimici indispensabili alla vita, tanto nostra quanto delle piante. Ecco perchè, quando sentiamo una bella musica, che ci colpisce nel profondo, non sono solo le nostre orecchie a percepirla, ma l’intero nostro corpo che, attraverso la mediazione del cervello, ne percepisce il ritmo, la profondità, il timbro e, in sintesi, l’armonia profonda della sua vibrazione.


PERCEPIRE NEL PROFONDO

Una persona priva della vista ha una sensibilità ai rumori molto elevata. Perchè è abituato da sempre a esercitare l’udito come senso "visivo". Ed è stupefacente osservare come spesso chi non vede "senta" la presenza di qualcuno in una stanza senza bisogno di alcun rumore. Altrettanto avviene a chi è privato dell’udito. Con un solo sguardo riesce a percepire tutti i particolari visivi di un ambiente o di una persona. Per non parlare poi del tatto di entrambi, enormemente più sviluppato rispetto a una persona normale. Pensiamo allora ad una pianta: cieca, sorda, immobilizzata, incapace di toccare alcunchè. Quali sensi e quali percezioni è in grado di sviluppare verso l’ambiente esterno? Secondo voi cosa prova ai primi raggi di sole caldi della primavera? E alla prima acqua di pioggia, dolce e ristoratrice, dopo mesi di siccità?

 

MOVIMENTO E PERCEZIONE DEL MONDO ESTERNO NELLE PIANTE

Sono noti molti fenomeni di movimento nelle piante. Vi è la famosa Mimosa pudìca, o "sensitiva", che piega tutte le sue foglioline non appena viene toccata, o le carnivore Dionaea e Nepenthes che si richiudono a catturare malcapitati insetti. Ma vi sono anche meccanismi molto più comuni, come il lento movimento delle radici verso le zone più ricche di nutrimento, o il lento piegarsi verso la luce delle piante d’appartamento (fenomeno legato ad un’inibizione ormonale). Questi fenomeni sono tutti spiegabili con meccanismi biochimici più o meno elaborati. Quello che ci chiediamo è invece come le piante percepiscano il mondo esterno. Che cosa rappresenta per loro un aumento di temperatura, un raggio di sole, un taglio di un ramo, l’emissione di un fiore? L’oscillografo di Backster ci aiuta a capirlo, assegnando una risposta di variazione del potenziale elettrico ad ogni stimolo esterno.

Vari studiosi hanno cercato di interpretare queste risposte in diversi modi. Quello che a noi importa è capire che le piante sentono. Sentono la compagnia di uomini, animali e piante. La temono (cani, gatti e unghie!). Gioiscono per un’innaffiatura o per un rinvaso. E godono, inevitabilmente, quando ascoltano della buona musica.

 

UNA MUSICA PER LE PIANTE

Esperimenti inglesi di qualche decennio fa, avevano constatato un incremento nella produzione di latte di vacche a cui veniva fatta ascoltare musica classica. Altrettanto era avvenuto con la produzione di galline ovaiole. Curiosamente però musiche poco armoniche o pezzi di rock duro, non avevano sortito alcun effetto. Come a dire: non tutta la musica trasmette vibrazioni positive. La musica che tocca il cuore, quindi, ha particolari caratteristiche: di ritmo, di armonia, di vibrazione. La nostra ricerca ha identificato quei ritmi e quelle armonie che possano fare bene alla pianta. Nella nostra serra crescono rigogliosi e bellissimi dei Ficus benjamina che ascoltano buona musica quotidianamente. Non siamo in grado di dire se dipenda solo da questo (oltre che dalle nostre buone cure), ma ci piace crederlo. Come ci piace credere che, a causa della profonda unità di tutti gli organismi viventi, una musica che tocchi nel profondo un uomo, sia in grado di toccare nel profondo anche una pianta, e viceversa.

 

PIANTE E MEDITAZIONE

Cosa c’è di più tranquillizzante del colore verde del fogliame? Nulla sembra simboleggiare di più la pace e la tranquillità, di una grande quercia o di un faggio. E la nodosa potenza di un ulivo o di un castagno, non trova pari in nessun altro simbolo. E quanta gioia di vivere in un Prunus, in un acero o in un glicine, appena mediata dal trasporto mistico di un cipresso, di una betulla o di un pioppo italico. Per non parlare della sensualità di una rosa, di un’orchidea o di un profumato giacinto. Le piante simboleggiano tutte le nostre doti migliori: forza interiore, tranquillità, spiritualità, sensualità, fantasia e gioia di vivere. Rappresentano il perfetto stato zen di spontaneità e di consapevolezza, desiderando solo ciò per cui esistono (bere, fare fotosintesi, nutrirsi, respirare, espandersi, riprodursi).

Ovvero tutto ciò che vorremmo essere e che non riusciamo a diventare. La pianta incarna in sè, senza fatica, il frutto profondo di ore e ore di meditazioni, di mesi di riflessione, di anni di preghiera, di decenni di psicoanalisi.

 

UN’UNITA’ FONDAMENTALE TRA UOMO E PIANTA

A livello cellulare, ma soprattutto a livello biochimico, c’è un’identità quasi totale tra uomini, animali e piante. E la struttura del DNA, ovvero dei cromosomi, è assolutamente identica. Deriviamo infatti tutti da un unico progenitore (forse un filamento di DNA, forse un protobatterio), sul quale poi ci siamo differenziati in autotrofi (fotosintetizzanti) ed eterotrofi, procarioti ed eucarioti, semplici o complessi ecc. Il che ci fa pensare che il nostro spirito, la nostra anima, il nostro principio di identità personale, o come lo si voglia chiamare, sia in tutto e per tutto comune. L’uomo e la natura sono la stessa cosa, e l’uomo è molto più dipendente dalla natura che non viceversa. Le piante sono tra le più antiche abitatrici di questa terra, molto prima dell’uomo, molto prima dei mammiferi, molto ma molto prima dei dinosauri. Avranno accumulato un po’ più di saggezza di quanto siamo stati in grado di fare noi?

 

LA MUSICA COME ARMONIZZATRICE DI INTERFERENZE

Oggi noi mettiamo le piante in casa a cuocere accanto a un termosifone o a gelare sul pianerottolo in inverno, quando il loro ambiente naturale dovrebbe essere diversissimo. Se il nostro cane prende freddo, o non può correre ai giardini, ce ne preoccupiamo. Delle sensazioni delle nostre piante, invece, ce ne scordiamo. L’ambiente naturale in cui si sono evolute è il silenzio ombroso di una foresta, il quieto sgorgare di una fonte d’acqua pura, la pace assolata di un deserto, o di un ventoso litorale. Comunque accompagnate dal silenzio, o dall’armonica musica della natura, di fiumi, laghi, venti, piogge, mari e montagne. E noi pensiamo che possano stare bene in compagnia di campanelli, allarmi, rumori d’autocarri, fumo, frullatori, televisioni, pentolame, aspirapolvere. Non è così. Ognuno di questi disturbi rappresenta un piccolo stress per la pianta, che abbinato alla permanenza in vaso, e agli involontari maltrattamenti dovuti all’ambiente artificiale (luci al neon, poca luce, fotoperiodo invertito, carenza o eccesso d’acqua, carenza o eccesso di concimi), richiede una periodica rifasatura. La musica per le piante ha anche questo scopo: una rifasatura vibrazionale positiva, che immerga la pianta in un ricordo di sensazioni primitive, in grado per qualche tempo di riequilibrarla (e forse anche di riequilibrare noi).

 

RITMO, IPNOSI E INFLUENZE PSICHICHE

Studi svolti nell’immediato dopoguerra hanno messo in luce un potente effetto calmante, legato a ritmi che avessero la stessa frequenza del battito cardiaco che il feto sentiva nel ventre della madre. Molti suoni in effetti possono indurre sensazioni diverse: dalla colonna sonora di un film violento (che induce all’aggressività) o del terrore (in grado di incutere paura). E i ritmi tribali, ossessivi e ripetitivi (su cui hanno svolto studi gruppi musicali molto noti, come per esempio i Talking heads), possono funzionare come droghe per chi li ascolta. Avanzati studi sono stati svolti anche recentemente sugli effetti della musicoterapia, di cui la Ludi Sound è coraggioso pioniere (con CD come "I ritmi di Giada", "Il canto del sonno", "Musica per i Chakra" ecc.). La musica può quindi avere un effetto biologico. E può influenzare pensieri e comportamenti, degli uomini come degli animali. L’ipnosi stessa, usata da molti come vero e proprio strumento medico, si avvale di suoni o movimenti ripetitivi, attraverso cui riporta il soggetto curato ad uno stato originario di armonia e suggestione. Questo è lo stato di purezza originaria a cui vorremmo che la nostra musica portasse.

 

UN CONTATTO PROFONDO

Tutto ciò che ha a che fare con la psiche, o comunque con le nostre sensazioni più profonde, è influenzato dalla nostra disponibilità e concentrazione. Lasciamoci dunque trascinare in questa "levitazione" insieme alle nostre piante, e assecondiamo quanto la nostra mente ci suggerisce di fare ascoltando (e facendo ascoltare alle nostre piante) questa musica. Entreremo in contatto con qualcosa di molto profondo, che non sapremo mai in quale misura provenga da noi e in quale dalla pianta. Certo questo contatto potrà migliorarci nel profondo, se solo sapremo lasciarci andare, lasciarcene permeare. Entreremo così in contatto con un linguaggio diverso dal nostro consueto, e otterremo una compagnia che ci farà vedere il mondo vegetale con occhi diversi. Lasciamoci ispirare: una seduta settimanale di ascolto e di meditazione sarà sufficiente a farci sentire migliori, e a farci consigliare dalle nostre amiche piante (la cui vista profonda è molto più limpida della nostra) le cose più degne e giuste da fare nella nostra vita. E avremo interagito con i "Deva", dèi indiani delle piante, che simboleggiano, nella visione orientale, la vita interiore di ogni organismo verde.

 

ISTRUZIONI DI ASCOLTO

Questa musica va sentita e fatta sentire alle piante con il minor disturbo possibile dall’esterno. Meglio quindi se con un buon impianto stereo, senza telefoni che squillano, mogli, figli o amici che vi interrompano (fateli piuttosto partecipare), ad occhi aperti o chiusi (come preferite), ma comodi (non importa se sdraiati, seduti, accucciati, nella posizione del loto), e in grado di eliminare completamente dalla vostra testa qualsiasi pensiero.

Solo così potrete riuscire a "sentire" il grazie profondo che le vostre piante vi tributeranno in cambio del gesto d’amore che dedicate a loro. Lasciate che la musica vi scorra dentro, vi attraversi come un flusso benefico. E cercate di percepire ciò che le piante presenti cercheranno di dirvi. Sarà un linguaggio arcano, e non a tutti riconoscibile, ma ne varrà sicuramente la pena. In fondo, chissà, attraverso di loro, potreste raggiungere un poco di più voi stessi. Auguri e buon ascolto.

 

 

Note tecniche sulla musica, e sulla sua origine:

Questa cassetta sperimentale nasce dallo sforzo congiunto di un musicista di grande valore (Cesare Regazzoni: valsassinese DOC con alle spalle esperienze musicali di ricerca avanzata (come "I ritmi di Giada" creato con esperti di musicoterapia, e "Colore incanto", colonna sonora per una esposizione di quadri a tema, nonchè numerose esperienze pubblicitarie di un certo rilievo) e di due dottori agronomi (Luca Speciani e Mario Pria, che operano quotidianamente presso il noto Vivaio Clorofilla alle porte di Milano), che mettono insieme, oltre ad una indubbia competenza tecnica e agronomica per quanto riguarda vita e fisiologia delle piante, una passione sperimentale pluriennale su metodi "insoliti" di cura delle piante (dai metodi biologici all’omeopatia, dallo studio degli insetti al recupero della frutta antica), e di medicina alternativa (training autogeno, induzione alfagenica, filosofie orientali ecc.).

I ritmi scelti per questa prima cassetta si basano sul contributo di numerosi studi, alcuni dei quali citati nell’introduzione. Dalle basi portanti della musica classica, agli studi sugli effetti del battito cardiaco; dagli studi sull’ipnosi, all’uso di ritmi tribali, molti sono i parametri di cui si è tenuto conto. Per esempio si è partiti dall’imitazione di un suono naturale (vento, fruscìo, temporale), che è stato riportato in termini comprensibili alla pianta (più che all’uomo). Sono state scandagliate numerose banche dati di suoni "naturali" (tra cui le note ricerche sui "Sounds of nature": amplificazioni incredibili di "rumori" naturali, che vanno dalla linfa che scorre, alla neve in scioglimento). In grado comunque di smuovere qualcosa nel profondo di entrambi: uomini e piante. Da lì si è passati gradualmente a diversi tipi di sensazioni, con modifiche sempre graduali e "avvolgenti". Sono state evitate (ove possibile) dissonanze, suoni gutturali, cambi repentini di ritmo, privilegiando l’uso di scale armoniche naturali, di cicli ripetitivi in numero fisso (musiche tribali e ipnosi) e di ritmi in grado di trasmettere onde vibrazionali profonde. In questo modo crediamo di avere prodotto una musica delle sensazioni, delle emozioni, che vuole arrivare a colpire nel profondo. Qualcuno ci ha fatto notare che, indipendentemente da qualunque secondo scopo ci fossimo prefissi, abbiamo creato comunque una musica molto bella e coinvolgente. A noi è piaciuta: speriamo che piaccia anche a voi.



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